Palestra e dieta, come non sentirsi troppo in colpa se si “sgarra”

Palestra e dieta, come non sentirsi troppo in colpa se si “sgarra”

I buoni propositi possono essere difficili da rispettare. E le tentazioni sono dietro l’angolo. I consigli di un esperto su come e perché non bisogna preoccuparsi troppo se si sbaglia. E su come rimettersi in carreggiata

di SANDRO IANNACCONE




MANGIARE meno e meglio. Leggere almeno un libro al mese. Smettere di fumare. Fare esercizio fisico costante. Quali che siano i vostri buoni propositi per il 2018 appena iniziato, sappiate fin d’ora che non sarà facile tenervi fede e mantenere sempre dritta la barra del timone. Perché deviazioni, imprevisti e tentazioni sono dietro l’angolo. E se, per dirla come lo scrittore Oscar Wilde, si può resistere a tutto fuorché alle tentazioni, è anche vero che il rischio è che un piccolo incidente di percorso mandi all’aria per sempre tutti i buoni propositi. Perché potrebbe innescare un circolo vizioso in cui il senso di colpa che si prova dopo aver saltato una sessione di allenamento, o mangiato qualche biscotto di troppo, convince che l’obiettivo non è alla propria portata e quindi tanto vale issare bandiera bianca e tornare alle vecchie abitudini. Fortunatamente, però, si può fare qualcosa per invertire la rotta. Ne abbiamo parlato con Marco Vitiello, docente di psicologia alla Sapienza Università di Roma e coordinatore del gruppo di lavoro di psicologia del lavoro dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

·PROBLEMI DI OBIETTIVITÀ 
Va premesso, anzitutto, che il senso di colpa ha una funzione ambivalente. Se da una parte è in un certo senso “utile”, perché scoraggia la reiterazione di comportamenti poco virtuosi, dall’altra costituisce un’indubbia fonte di stress e peggiora l’umore. “Il senso di colpa, in questo contesto”, conferma Vitiello, “è più negativo che positivo, e rischia concretamente di mandare a monte tutti i buoni propositi che ci siamo prefissati”. D’altro canto, il raggiungimento di un obiettivo è legato a un meccanismo di autoregolazione fortemente polarizzato da due fenomeni, la paura di fallire e la motivazione. Ed è meglio che sia quest’ultima, piuttosto che la prima, a guidare le scelte: “Chi soffre troppo la paura di fallire, proprio come chi tende a sentirsi troppo in colpa”, continua l’esperto, “compie di solito scelte molto incoerenti, ponendosi per esempio obiettivi troppo difficili o troppo banali. La motivazione ‘sana’, invece, si concentra su sfide ragionevoli e sensate”.




GLI OBIETTIVI GIUSTI
E dunque uno dei problemi, secondo Vitiello, sta proprio a monte, cioè nella scelta degli obiettivi: “In molti casi non si riesce a tener fede agli obiettivi che si hanno in mente non perché si è deboli, ma semplicemente perché tali obiettivi sono poco realistici, inadatti al temperamento e alle circostanze”. Come a dire: prefiggersi di perdere 15 chili in una settimana, digiunando tutti i giorni, o correre una maratona dopo un mese di allenamento, è del tutto irrealizzabile. Oltre al criterio di razionalità, il buon proposito “giusto” è quello che è anche misurabile, magari tenendo traccia dei progressi su un registro, cartaceo o virtuale che sia, e circoscritto temporalmente. E, forse ancora più importante, sottolinea Vitiello, “l’obiettivo deve essere tarato sui propri desideri di realizzazione e mai sulle aspettative che hanno gli altri”.

AFFRONTARE (E TRASFORMARE) IL SENSO DI COLPA
La scelta dell’obiettivo corretto, naturalmente, non è tutto. Anche in questo caso si può sempre incappare in piccole deviazioni di percorso. E nel conseguente senso di colpa. L’importante, secondo Vitiello, è non fare di un topolino una montagna: “Il senso di colpa, in questo caso, va affrontato il più razionalmente possibile. Una possibile strategia, per esempio, è di fare affidamento sulla condivisione del problema con gli altri, che possono valutare più obiettivamente quello che è accaduto e aiutare ad analizzare il senso di colpa per ‘ripianificare’ la strategia. È fondamentale, insomma, che la dimensione emotiva non sovrasti quella razionale: solo così si riuscirà a dare il giusto peso agli errori e a evitare che portino fuori strada”.




NON È MAI TROPPO TARDI PER LA GRATIFICAZIONE
Ma perché è così facile sbagliare? La ragione remota affonda le sue radici nella neurofisiologia, e in particolare nei cosiddetti circuiti di ricompensa, quelli che regolano le sensazioni di benessere che si provano dopo comportamenti piacevoli o in qualche modo virtuosi. Tali circuiti di ricompensa funzionano con tempistiche diverse a seconda degli stimoli e dei risultati: per fare un esempio, mangiare un dolce (anche se ci si era prefissato di non farlo) dà una sensazione di benessere, ovvero una ricompensa, molto più immediata e a breve termine rispetto a quella che arriva da un’eventuale futura perdita di peso. “È importante, dunque”, continua Vitiello, “lavorare per potenziare la cosiddetta gratificazione ritardata, ovvero la capacità di resistere alle tentazioni che promettono ricompense immediate e attendere per un premio futuro più cospicuo e appagante”. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Ma certamente esserne consapevoli è già un passo verso l’obiettivo.

FONTE:

https://www.repubblica.it/salute/forma-e-bellezza/2018/01/22/news/palestra_e_dieta_come_non_sentirsi_troppo_in_colpa_se_si_sgarra_-186368128/

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