A cura del Dr. Massimo Mapelli
L’acqua è uno degli elementi più diffusi in natura. E’ il componente più predominante dell’organismo umano: il 60% del peso di un individuo adulto. L’acqua totale corporea è distribuita per il 67% all’interno delle cellule e per il 33% all’esterno, nel liquido interstiziale, nel plasma, nella linfa e nel liquido transcellulare. Detto questo, ho voluto pubblicare questo articolo per cercare di fare un po’ di chiarezza su quali sono gli elementi e i parametri da prendere in considerazione nella scelta di un’acqua quando leggiamo la sua etichetta.
Scegliere tra le numerose acque minerali presenti in commercio non è certo impresa semplice, anche perché il consumo di un’acqua minerale piuttosto che un’altra può contribuire a mantenere la salute nelle varie fasi del ciclo di vita. Un valido aiuto in questo arduo compito ci viene dato dalle etichette poste sui contenitori che identifica tutti gli elementi e le caratteristiche di un’acqua minerale.
Le caratteristiche più importanti a cui fare riferimento sono:
Il residuo fisso
Questo dato, riportato sull’etichetta delle acque minerali con il termine “residuo fisso a 180°C” , ci dà una stima del loro contenuto in sali minerali. Più questo valore è elevato e più sali sono disciolti in un litro. Tale dato si ottiene portando l’acqua ad una temperatura di 180°C; ciò che rimane dopo la completa evaporazione, e cioè la parte solida dell’acqua, rappresenta il residuo fisso.
Permette di classificare le acque quindi in base ai minerali contenuti, trasportati durante il lungo cammino sotterraneo prima di sgorgare in superficie; se la quantità di sali minerali è inferiore a 50 milligrammi per litro sono Minimamente mineralizzate: leggère, favoriscono la diuresi e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali. Le Oligominerali (fino a 500 mg/l) sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; svolgono un’azione diuretica e contengono poco sodio. Se il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 si tratta invece di Minerali: contengono una percentuale consistente di sali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (massimo un litro al giorno), alternandole con acqua oligominerale. Oltre 1500 si parla di acque Ricche di sali minerali: si usano specificamente a scopo curativo su consiglio medico e si acquistano prevalentemente in farmacia.
CATEGORIA |
ACQUA MINERALE |
Gravidanza | Acque oligominerali a contenuto di nitrati particolarmente basso o addirittura nullo (non superiore a 10 mg/l per il noto rischio di provocare metaemoglobinemia fetale). Per aumentare l’apporto di sali minerali, considerato l’aumentato fabbisogno della gestante, si consiglia di alternare acque oligominerali ad acque mediominerali, preferendo quelle calciche |
Allattamento | I consigli sono simili a quelli dispensati per la gravidanza, con l’accortezza di bere maggiori quantità di acqua per favorire il ripristino della quota di liquidi persa con l’allattamento. Può essere utile l’assunzione di acqua ferrosa alternata ad acqua calcica ed acqua oligominerale (il ferro è l’unico elemento nutritivo carente nel latte materno, comunque compensato dalle scorte che il neonato ha già accumulato al momento della nascita). |
Diluizione del latte in polvere per neonati | Acque minimamente mineralizzate, praticamente prive di sali minerali per non alterare la formula nutritiva, attentamente calibrata, dell’alimento. Ancora una volta, si consiglia attenzione nella quantità di nitrati nell’acqua minerale, che dev’essere nulla o estremamente bassa |
Dimagrimento | Oligominerale, per depurare l’organismo favorendo l’eliminazione di tossine |
Calcolosi renale | Oligominerale o minimamente mineralizzata, per stimolare la diuresi e prevenire la formazione di calcoli o facilitarne l’eliminazione (colpo d’acqua) |
Gotta ed iperuricemia | Oligominerale o minimamente mineralizzata a basso contenuto di sodio (2/3 litri al giorno) → emodiluizione dell’acido urico → stimolo sulla diuresi → aumentata escrezione urinaria di acido urico |
Sport | Mediominerale, con un buon patrimonio di calcio, ferro, sodio, cloro e bicarbonato. Assumere acque oligominerali per poi andare ad integrare gli stessi oligoelementi con integratori idrosalini è come comprare un vestito senza tasche per poi farsele aggiungere da un sarto: si buttano via soldi! |
Ipertensione | Oligominerale a basso contenuto di sodio, associata ad una dieta altrettanto povera di sodio, utile negli stadi iniziali e come prevenzione nei soggetti predisposti |
Osteoporosi | Acqua mineralizzata ricca di “calcio biodisponibile” (controllare la presenza di questa dicitura nell’etichetta) |
Acidità gastrica | Acqua minerale di tipo bicarbonato calcico |
Anemia | Acqua minerale di tipo ferrugginoso |
Carie | Acqua minerale fluorata |
Ipercolesterolemia | Acque salso-solfate (aumentano l’escrezione degli acidi biliari con le feci) |
Stipsi | Acqua solfata |
IL pH
Questo dato, riportato sull’etichetta delle acque minerali con il termine “pH alla temperatura dell’acqua di sorgente”, ci dà una stima della loro acidità.
Il pH è una scala che va da 0 (massima acidità) a 14 (massima basicità); il punto intermedio, 7, definisce la condizione di neutralità ed è dato dall’acqua distillata ad una temperatura di 25°C.
Il pH delle acque minerali naturali è generalmente compreso tra 6,5 e 8,0.
Maggiore è il contenuto in anidride carbonica e solfati e minore sarà il pH (maggiore acidità).
Conducibilità elettrica
Questo dato è riportato sull’etichetta delle acque minerali con il termine “conducibilità elettrica specifica a 20°C”. Tale valore aumenta all’aumentare delle sostanze minerali disciolte. Pertanto, maggiore sarà la conducibilità elettrica e maggiore sarà il contenuto minerale. E’ facile verificare la proporzionalità tra residuo fisso e conducibilità poiché entrambi i dati dipendono dal contenuto minerale.
La maggior parte delle acque minerali commercializzate presenta conducibilità elettrica compresa fra 100 e 700 µS/cm.
Durezza
La durezza di un’acqua minerale si esprime in gradi francesi (°F) e ci dà una stima della presenza di calcio e magnesio. Più questo valore è alto e più l’acqua è considerata calcarea. Essa si forma infatti da sottosuoli calcarei e marnosi.
Nitrati
Il contenuto in nitrati è un parametro molto importante da considerare, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione di neonati e bambini.
I nitrati sono sostanze presenti normalmente in concentrazioni minime e non pericolose.
Tuttavia il massiccio impiego di fertilizzanti in agricoltura, può causare la penetrazione nel terreno di questi ed altri composti azotati, con conseguente inquinamento delle falde acquifere.
Se assunti in eccesso i nitrati possono seriamente ostacolare il trasporto di ossigeno nel sangue, con conseguenze pericolose soprattutto per i neonati.
Per i bambini, si raccomanda di non superare il valore di 25 mg di nitrati per litro.
I nitrati hanno inoltre la possibilità di combinarsi con le proteine formando nitrosamine, sostanze ritenute cancerogene per il nostro organismo.
Anche se non rientra tra le caratteristiche in etichetta: il contenitore fa la differenza. Il vetro è completamente atossico e non si altera in nessun modo. Il PET (la bottiglia di plastica) invece rilascia sostanze tossiche in presenza di luce e calore.
Per quanto riguarda i parametri da tenere sotto controllo, pubblico un’ intervista molto interessante fatta al Dott. Maurizio Casiraghi, professore dell’Università Bicocca di Milano, dove spiega i valori contenuti nell’acqua e ci insegna a leggere le etichette per capire cosa beviamo
Dott. Casiraghi, quali sono i parametri contenuti nell’acqua e che valore devono avere per essere a norma?
Il primo parametro è quello del PH che serve a misurare l’acidità. Il ph deve essere neutro, ossia aggirarsi intorno a 7 che è il valore di legge consigliato e definisce un’acqua né acida né basica da bere in condizioni normali.
Un altro parametro è quello della DUREZZA con cui si misura il carbonato di calcio presente nell’acqua. Questo è uno degli aspetti che sensibilizza di più le persone perché, proprio dalla variazione della durezza, dipende il sapore dell’acqua. Acque con una durezza bassa, dette dolci, sono più leggere e sono ad esempio le acque oligominerali o quelle di montagna. Mentre acque più calcaree si definiscono dure e sono naturalmente un po’ più pesanti.
NITRITI E NITRATI sono altri due parametri molto sensibili perché in Italia il loro valore è spesso ai limiti di legge. Si tratta di due elementi imputabili al ciclo dell’azoto e, molto spesso, alla fertilizzazione dei campi e per questo in certi casi possono dare effetti negativi sulla salute.
Altri due parametri sono rappresentati dai CLORURI E SOLFATI, due valori che testimoniano generalmente delle alterazioni microbiologiche. Non si tratta di indicatori diretti della presenza di batteri ma possono essere influenzati dalla loro eventuale presenza. Acque inquinate da batteri e quindi microbiologicamente non pure, in linea di massima hanno variazioni di questi due parametri.
Se l’acqua è molto dura, ossia con molto calcare, che cosa succede?
Una volta c’era il grande timore che l’acqua dura portasse ad avere i calcoli, oggi le ricerche scientifiche l’hanno tassativamente escluso. Le acque più dure non portano a questo tipo di problema. Parlando delle caratteristiche possiamo dire che un’acqua più dura di solito sciacqua meglio, quando ad esempio si va in montagna e si sciacquano le mani si fa sempre fatica a togliere il sapone, questo perché un’acqua leggera come quella di montagna pulisce meno bene. L’acqua più dura generalmente provoca problemi agli oggetti, può infatti facilmente danneggiare gli elettrodomestici, le tubature di casa e il miscelatore. Bere un’acqua più dura significa assimilare una sostanza più ricca di sali e dal maggiore potere dissetante. L’ideale sarebbe alternare acque con diversi livelli di durezza: d’estate un’ acqua un po’ più ricca di sali minerali per evitare di prendere integratori e d’ inverno un acqua meno dura.
Esistono dei modi per addolcire l’acqua, quali?
Quello che bisogna premettere è che il parametro durezza non ha un vero e proprio obbligo di legge, esistono più che altro valori consigliati. In commercio si trovano comunque molte soluzioni per addolcire l’acqua, sono strumenti che si chiamano appunto addolcitori e che, tramite per esempio filtri ai carboni attivi, rendono le acque più leggere.
Noi siamo spesso abituati a consumare acque oligominerali e quindi molto leggere, un’acqua un po’ più pesante può effettivamente non piacere, non per un reale problema di salute ma per una semplice questione di pesantezza. E’ comunque importante fare attenzione all’uso di addolcitori perchè se ad esempio si utilizzano addolcitori mal tarati o non si seguono perfettamente i tempi di sostituzione delle cartucce, si può rischiare di addolcire troppo l’acqua e arrivare addirittura a bere acque quasi distillate che, visti i valori troppo bassi di durezza, non sono consigliabili.
Tante volte le acque sanno di cloro. Il cloro fa male o si tratta semplicemente di un problema di gusto?
Questo è uno degli aspetti che preoccupa di più i cittadini, soprattutto in relazione alle acque del rubinetto. In realtà non si tratta di un aspetto che deve destare preoccupazione perché anche l’acqua che sa più di cloro di quanto una persona riesca ad immaginare è comunque sotto i parametri di sicurezza, direi pertanto che si tratta di un semplice fattore di gusto.
Parametri chimici | Parametri di riferimento |
PH | Tra 6,5 e 9,5 |
DUREZZA | Compresa tra 15 e 50°f |
NITRITI | Non oltre gli 0,50 mg/L |
NITRATI | Non oltre i 50 mg/L |
CLORURI | Non oltre i 250 mg/L |
SOLFATI | Non oltre i 250 mg/L |
(Dati del dipartimento di biotecnologie e bioscienze dell’Università Bicocca di Milano)
In sintesi, come possiamo notare valutando l’etichette, ci sono notevoli differenze tra le acque in commercio, tanto da poter affermare che non tutte le acque sono salutari per il nostro organismo.
L’acqua del rubinetto può essere più sana di quella minerale?
Diversi studi hanno dimostrato che l’acqua venduta nei supermercati nelle bottiglie di plastica non è di qualità migliore (in altre parole più sicura) di quella del rubinetto.
Il dibattito sulla qualità dell’acqua in bottiglia è destinato, tuttavia, a continuare e a restare di attualità. Nel 2011, infatti, solo in Italia sono stati consumati circa 196 litri per abitante, dietro il Messico e l’Arabia Saudita. Il numero di bottiglie di plastica consumate, invece, è arrivato addirittura a 6 miliardi.
Dunque, siamo i primi consumatori al mondo di acqua in bottiglia e i terzi a livello mondiale, il che implica costi altissimi per il trasporto, oltre che l’emissione di tonnellate e tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera ogni anno. In particolare, per trasportare su gomma 100 litri per 100 chilometri richiede vengono emessi 10 chili di CO2.
L’acqua del rubinetto può essere più sana di quella minerale, detto questo, non sempre l’acqua del rubinetto è preferibile. Ci sono acque che hanno un contenuto di calcare molto inferiore a certe del rubinetto, e d’altra parte per garantire l’igiene a volte si aggiunge cloro che la rende potabile ma sgradevole o possono venire trattate in altro modo.
A milano, per esempio, l’acqua viene regolarmente sottoposta a precisi controlli di potabilità e di qualità, ma non è così per tutti i comuni. Vi spiego come funziona nella maggior parte dei casi per l’acqua potabile:
gli acquedotti comunali raccolgono l’acqua da pozzi di profondità, da falde acquifere o freatiche sotterranee la cui profondità varia da 3-4 metri a qualche centinaio di metri, e dai fiumi circostanti. Appare subito evidente che, rispetto a molte acque minerali che vengono imbottigliate in alta montagna, l’acqua della falda di poca profondità o peggio ancora quella di fiume ha percorso centinaia di chilometri raccogliendo moltissime sostanze estranee, alcune delle quali tossiche. Per questa ragione, queste acque vengono sottoposte a particolari processi di purificazione da parte di enti specializzati. Le sostanze maggiormente tossiche sono: l’arsenico (di cui l’O.M.S. ha dichiarato che può portare il cancro alla pelle), i nitrati (che derivano dai fertilizzanti azotati dell’agricoltura e che nel nostro organismo si trasformano in nitrosamine (che sono cancerogene), i nitriti (che nel corpo si trasformano in nitrati), i solfati che con il sodio e il magnesio producono irritazioni gastrointestinali, il fluoro (che è cancerogeno), alcuni metalli pesanti come il piombo, il nichel, il mercurio e il cadmio, che producono danni gravissimi al sistema nervoso e portano alla sterilità maschile, i PCB che derivano dalla plastica e dalle vernici (e che distruggono il sistema immunitario), i composti organici alogenati (solventi, vernici e smalti) che sono cancerogeni e alterano il sistema nervoso, gli idrocarburi policiclici aromatici (asfalti, gomme, plastiche) che sono cancerogeni.
La legge stabilisce ovviamente dei limiti massimi, ma ciò non significa che sotto tali limiti non ci siano danno per la salute, anche perché un conto è bere un bicchiere d’acqua al giorno, un conto sono 2 litri! Difatti, una prima legge del 1988 stabiliva certi limiti che sono stati tutti rivisti in ribasso con una nuova legge del 2003, a dimostrazione della loro estrema tossicità.
Gli aziende idriche cittadine provvedono a continui controlli dell’acqua direttamente ai pozzi e alle falde, nei serbatoi e lungo la rete idrica, al fine di garantirne la potabilità. Il loro lavoro principale consiste nella purificazione di quest’acqua, in quanto, provenendo principalmente da pochi metri sotto la superficie ed avendo percorso centinaia di chilometri, è ovviamente molto inquinata. I processi di depurazione più usati sono a base di cloro, un potente disinfettante, e di filtri a carboni attivi, sistemi economici abbastanza efficienti, ma con controindicazioni per il cloro che sappiamo essere tossico. Alcune aziende usano sistemi più moderni, come l’ozono, i raggi UV, l’osmosi inversa, che sono più efficienti, ma proibitivi su larga scala per i costi eccesivi.
Si aggiunge poi un altro problema: la corrosione delle tubature. I tubi moderni presentano un’alta resistenza alla corrosione, ma quelli di 30/40 anni fa dopo circa 10 anni hanno iniziato a rilasciare il proprio materiale, ossia metalli pesanti, plastica ecc. Ci sono ancora in circolazione vecchi tubi di amianto e di piombo, ma il costo per la loro sostituzione (che consisterebbe letteralmente nello sventrare le strade della città) è proibitivo. Ci sono poi le tubature delle case, anch’esse vecchie e quindi che rilasciano sostanze tossiche. La responsabilità in questo caso è dei proprietari e non delle aziende idriche. In conclusione, l’acqua che esce dai nostri rubinetti potrebbe non essere per nulla sana (e forse nemmeno potabile). Fortunatamente, esistono soluzione casalinghe per porre rimedio a questa situazione migliorando la qualità dell’acqua in uscita dal rubinetto. Stiamo parlando di sistemi di filtrazione e di depurazione che applicati direttamente sul rubinetto della cucina eliminano la maggior parte delle sostanze nocive. In commercio si trova dai semplici filtri a carboni attivi (dal costo di poche decine di euro) che sono meno efficienti (e quindi indicati quando l’acqua è già abbastanza buona, come ad esempio nei comuni di montagna) fino a veri e propri ionizzatori e depuratori ad osmosi inversa, dal costo di diverse migliaia di euro ma estremamente efficienti e quindi indicati per chi vive in città.
Depuratori acqua: come si sceglie un depuratore d’acqua efficace?
In base al tipo di acqua da depurare e del luogo in cui installare l’impianto, esistono diversi tipi di depuratori d’acqua: ad uso domestico, ad uso industriale e così via. Va da sé che a seconda dei casi i costi e le dimensioni varieranno tantissimo. In cosa consiste la depurazione dell’acqua? Questo termine si riferisce al processo grazie al quale essa viene liberata da ogni tipo di impurità presente al suo interno, a partire dagli agenti inquinanti, sostanze contaminanti o micro-organismi.
Questo meccanismo è costituito da diverse tappe, il numero delle quali dipende dal grado di impurità dell’acqua che emerge dalle analisi preliminari che verranno effettuate dagli esperti dell’azienda che contatterete.
Le diverse tappe
Quella che segue è una descrizione sintetica delle 4 tappe del processo di depurazione dell’acqua al livello industriale.
Prima tappa: la Sedimentazione
Prima dell’inizio del processo di purificazione vero e proprio, gli agenti contaminanti e inquinanti vengono sottoposti a sedimentazione dentro apposite vasche, dalle quali potranno essere facilmente rimossi quando avranno raggiunto il fondo.
Queste vasche, denominate in gergo tecnico “decantatori”, devono effettuare una sorta di scrematura iniziale, per facilitare il più possibile il successivo processo di filtratura.
Seconda tappa: Rimozione dei microorganismi
Come detto, spesso l’acqua non depurata contiene microorganismi pericolosi. Per questo motivo, è necessario disinfettare l’acqua tramite il meccanismo della clorurazione, che ucciderà in modo efficace e veloce i batteri e gli altri organismi nocivi presenti nelle vasche.
Terza tappa: Eliminazione di sostanze solite sciolte
I microorganismi non sono sempre dei nemici, ma in questa fase della depurazione diventano addirittura un prezioso alleato. In alcuni casi, infatti, determinate sostanze solide o semi-solide presenti nell’acqua possono essere scisse e dissolte dai microorganismi, che le renderanno assolutamente innocue.
Il mini-processo di depurazione usato in questa fase è del tutto biologico e naturale, e in quanto tale richiede tempi piuttosto lunghi. Non viene sempre usato, in quanto questo tipo di organismi non è sempre presente nell’acqua.
Quarta tappa
Quando non è possibile procedere per via naturale, gioco forza bisogna ricorrere ad una tecnica diversa, che consiste nell’introdurre una serie di agenti chimici per purificare l’acqua. In sostanza, questi agenti modificheranno la composizione chimica delle sostanze inquinanti, per poi facilitarne la rimozione.
Le diverse tipologie sul mercato
Il costo dei depuratori varia enormemente a seconda di si tratti del banale filtro da collegare al rubinetto che si può trovare al supermercato, o il vero e proprio impianto da collegare alla rete domestica. Ecco quali sono i principali.
Gli addolcitori
Questi apparecchi non devono essere considerati dei depuratori in sé e per sé, la legge italiana lo vieta espressamente. Tuttavia, sono estremamente utili per modificare la composizione dell’acqua e renderla meno “dura”. L’eccessiva durezza, infatti, fa sì che l’acqua abbia tutta una serie di conseguenze negative sugli elettrodomestici, sui consumi del riscaldamento, sul pH della pelle, e così via.
I filtri per l’acqua
Sono la categoria inferiore, con il grado di professionalità più basso, per così dire. Pur godendo di un ottimo rapporto qualità/prezzo, sono pur sempre dei giocattoli al confronto degli impianti professionali. Svolgono effettivamente un lavoro di filtratura dell’acqua, ma quest’ultimo risulta piuttosto limitato.
Come detto, ottieni ciò che paghi, e chi pensa che le tubature del proprio rubinetto non siano rivestite da quantità eccessive di metalli o altre sostanze inquinanti non dovrebbe aver bisogno di sistemi più costosi. E’ consigliabile provarne uno e far analizzare un campione d’acqua per poi fare le proprie valutazioni.
Depuratori professionali ad uso domestico
Si tratta di impianti veri e propri da installare all’interno del proprio appartamento. Sono suddivisi in tre sottocategorie principali:
- Sistemi di Microfiltrazione
- Sistemi di Ultrafiltrazione
- Sistemi a Osmosi Inversa
Impianti industriali
Questo tipo di impianti sono necessariamente di dimensioni molto maggiori rispetto a quelli domestici, e sono destinati al trattamento delle acque reflue di origine industriale. Queste acque sono dei reflui liquidi che devono essere adeguatamente trattati e scaricati.
Apparecchiature per la “rivitalizzazione” dell’acqua
Se l’acqua in partenza è già priva di impurità e tecnicamente potrebbe essere già considerata potabile (anche se magari un pò “pesante”, come spesso accade con l’acqua del rubinetto), è possibile modificarla sotto un altro punto di vista: migliorarne il pH rendendolo più alcalino e cambiarne la struttura interna rendendola più leggera.
Stiamo parlando, in particolare, della cosiddetta “acqua kangen“, vale a dire un’acqua altamente alcalina che possiede uniche proprietà antiossidanti ed, appunto, alcalinizzanti. E’ possible produrla acquistando apparecchiature professionali (e purtroppo non economiche) denominate “ionizzatori”, che riescono a scindere la molecola dell’acqua originaria in due componenti separate, una alcalina (cioè l’acqua che berremo) ed un’altra acida (che NON berremo, ma potremo utilizzare per altri scopi diversi da quello alimentare).
Questo tipo di acqua sta diventando sempre più popolare con il passare degli anni, forse a causa dei numerosi benefici di cui godrebbe chi la beve (maggiore vitalità, livelli di salute ed energia più alti e difese immunitarie più forti).
FONTI:
http://www.my-personaltrainer.it/ETICHETTA-ACQUA-MINERALE.htm
http://www.riflessioni.it/salute_alimentazione_naturale/acqua-1.htm
http://www.depuratoriacqua.org/depurazione_acqua.html
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